IL FALLIMENTO DEL FEMMINISMO RADICALE

IL FALLIMENTO DEL FEMMINISMO RADICALE

L’incombere di una guerra, l’aumento del costo della vita e la riduzione della sicurezza stanno deteriorando le nostre vite. Lo scollamento della classe politica dai cittadini è ormai profondo e le politiche migratorie si sono tradotte nell’impossibilità di uscire di sera e di viaggiare sui mezzi di trasporto, dove uomini armati di coltelli sono pronti ad aggredire, mentre gli ospedali sono diventati gli ambulatori medici per migliaia di extracomunitari. In questo degrado, le femministe al caviale manifestano contro la violenza di genere: con i nastrini rossi, con le coperte fatte a maglia, a seno nudo nella Parigi nelle cui banlieue i musulmani decapitano gli insegnanti e i parroci. A queste donne che si dicono vittime di “femminicidio” e patriarcato, sfugge che le concittadine musulmane vivono in uno stato di completa subordinazione al maschio. I loro mariti le lasciano a casa, le picchiano, le ingravidano numerose volte; nelle piscine indossano il burkini e, nelle strade, devono essere accompagnate da un guardiano; non lavorano, subiscono infibulazioni e, quando provano ad adeguarsi al modello di vita occidentale, vengono maltrattate e, talvolta, uccise.
Le femministe italiane che manifestano contro la violenza, dovrebbero difendere queste donne prive di voce, il cui modello rischia di imporsi per motivi demografici sempre più evidenti. Le donne che oggi possono lamentarsi dell’inesistente patriarcato, se non coinvolgeranno in un processo di emancipazione le donne musulmane, un giorno non lontano rischieranno di dover indossare anche loro il burqa.
Il cortometraggio “Submission” – appunto la sottomissione delle donne islamiche – diretto nel 2004 da Theo Van Gogh costò la vita al regista e costrinse all’esilio la sceneggiatrice #AyyanHirsiAli. Altro che asterischi e patriarcato!

Claudia Placanica